Per quanto riguarda il trattamento laser dei reflussi della piccola safena (Figura 2) le iniziali perplessità del passato erano le medesime della chirurgia tradizionale: la vicinanza del nervo surale in corrispondenza del terzo medio del polpaccio e la variabile anatomia del cavo popliteo e dei nervi periferici che vi decorrono (tibiale, rami terminali del nervo cutaneo posteriore del femore, e nervo surale).
Da settembre 2016 nel nostro centro non sono più state eseguite procedure chirurgiche tradizionali per la patologia delle piccole safene: l’esecuzione di una anestesia tumescente accurata, l’impiego di una bassa potenza (5 watt rispetto al nostro standard usuale di 7) e la ridotta energia erogata hanno permesso di condurre a termine e senza difficoltà, tutte le 48 termoablazioni laser eseguite in questi ultimi due anni, con solo 3 casi di parestesie transitorie della superficie laterale del piede.
Per quanto riguarda quella che possiamo definire la grande safena difficile, ai problemi già indicati, legati alla variabilità anatomica normale,(eccessiva tortuosita del tronco) e alla possibilità di un danno termico (sede extrafasciale della grande safena, diametro massimo trattabile e rapporti di particolare contiguità con i nervi periferici), dobbiamo aggiungere i problemi legati all’anatomia modificata: precedenti varicoflebiti con ricanalizzazione parziale e presenza di pregresse interruzioni chirurgiche del tronco safenico.
In presenza di un reflusso lungo alla gamba è possibile estendere la termoablazione distalmente, eseguendo una buona tumescenza, riducendo la potenza applicata e l’energia erogata; ciò permette la riduzione al minimo dei rischi di danno neurologico sensitivo, Le pigmentazioni cutanee e la comparsa di fastidiosi cordoni fibrosi sono problematiche possibili nei soggetti molto magri, ma il più delle volte suscettibili di evoluzione spontanea favorevole nell’arco di mesi.
Anche nel caso di procedure sulla grande safena estese al terzo medio basso della gamba, su 43 casi trattati in due anni, nel nostro centro sono stati osservati solo tre casi di parestesia transitoria del piede e un caso di lieve ipoestesia permanente sul collo del piede che non ha tuttavia alterato la qualità di vita del paziente, e non ha posto problemi di contenzioso legale.
Le tortuosità e le interruzioni iatrogene del tronco safenico non hanno invece mai posto particolari problemi. Il nostro modus operandi, è una termoablazione in più tempi nella stessa seduta, preparando tutti i tratti di vena da trattare incannulati da guida flessibile prima della tumescenza.
Questo richiede naturalmente un’adeguata esperienza di punture percutanee ecoguidate della vena.