Esiti favorevoli a lungo termine dell’ablazione endovenosa laser: i risultati a quasi 10 anni di follow-up

Quali sono gli esiti a lungo termine della termoablazione laser nel trattamento delle varici safeniche?
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Patrizia Pavei

08 Agosto 2022

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Quali sono gli esiti a lungo termine della termoablazione laser nel trattamento delle varici safeniche? A questa domanda di grande rilievo per tutti i clinici che utilizzano la metodica ha dato risposta un recente studio pubblicato da Patrizia Pavei e colleghi dell’Azienda ospedaliera di Padova, che hanno analizzato i dati fino a più di nove anni di follow-up (Pavei P, Spreafico G, Bernardi E et al. J Vasc Surg Venous Lymphat Disord 2021; 9:352-360).

Gli autori hanno coinvolto in questo studio trasversale pazienti ambulatoriali sottoposti a EVLA nel centro di day surgery dell’Ospedale di Padova nel biennio 2008-2009 utilizzando un laser a diodi a 1470 nm con fibra radiale. Di 240 pazienti idonei, cinque sono morti per cause non correlate all’EVLA, 20 hanno rifiutato di partecipare e 12 non hanno completato il follow-up.

Dei 203 pazienti che è stato possibile rivalutare, 161 (79%) avevano insufficienza della grande safena 42 (21%) avevano insufficienza della piccola safena. Il follow-up medio era di 114 mesi (deviazione standard: 11 mesi). Tutti i pazienti inclusi sono stati sottoposti a una valutazione ecocardiografica-color Doppler (ECD), a una visita clinica e un’anamnesi standardizzata, per determinare in particolare la competenza della giunzione e del tronco safenico trattato e non  trattato e la presenza di vene varicose ricorrenti. Il tronco era considerato ablato se non era visibile in B-mode o, quando visibile, se era non comprimibile o senza flusso o reflusso all’analisi color Doppler. Qualsiasi vena varicosa ricorrente con il punto di perdita situato nella vena safena trattata è stata considerata un fallimento.

Gli autori hanno anche raccolto altri dati interrogando i pazienti sull’effetto dell’EVLA e sui loro disturbi preoperatori, nonché su qualsiasi sintomo nuovo o ricorrente. Hanno anche registrato qualsiasi complicazione o ulteriore trattamento successivo e tutti i dati necessari per calcolare la classe clinica della classificazione CEAP (Clinical, Etiology, Anatomy, and Pathophysiology) e il punteggio VCSS (Venous Clinical Severity Score).

Con la tecnica di regressione logistica multipla, Pavei e colleghi hanno infine analizzato la possibile correlazione tra le diverse variabili valutate e gli esiti clinici.

A quasi 10 anni dall’intervento, i risultati di efficacia sono stati decisamente soddisfacenti. I dati raccolti mostrano che fino al 98% dei pazienti erano asintomatici o significativamente migliorati dopo l’EVLA: la classe C media del CEAP e la VCSS media erano significativamente più basse alla fine del follow-up rispetto al basale, sia nei pazienti con insufficienza della grande safena (classe C: 3,2 vs. 1,5 [p = 0,00001]; VCSS: 6,3 vs. 1,6 [p = 0,001]) sia nei pazienti con insufficienza della piccola safena (classe C: 2,9 vs. 1,1 [p = 0,00001]; VCSS, 5,4 vs 0,7 [p = 0,001]).

Per quanto riguarda le recidive, è stato registrato un solo evento di ricanalizzazione del tronco della grande safena, pari allo 0,5% del campione (IC al 95%: 0,0-2,7) in un paziente altrimenti asintomatico. Nel 21% circa dei pazienti con insufficienza della grande safena e nel 5% di quelli con insufficienza della piccola safena si è proceduto a trattamenti successivi.

Sono state osservate tre complicazioni, due nel gruppo grande safena (varicoflebite, danno al nervo safena) e una (varicoflebite) nel gruppo piccola safena. Solo il diametro massimo della grande safena alla giunzione è risultata correlata in modo indipendente con il reflusso confermato dall’ecocolordoppler nel tronco safenico trattato o nella safena accessoria anteriore (odds ratio: 1,10; IC al 95%: 1,01-1,21).

Secondo le conclusioni degli autori, l’EVLA con fibre radiali fornisce risultati stabili e validi a lungo termine in pazienti con insufficienza della grande o della piccola safena.