
Dalla sala operatoria in regime ordinario al Day Hospital chirurgico al regime ambulatoriale: così si è evoluta negli anni la chirurgia delle varici degli arti inferiori.
Si tratta di una chirurgia ambulatoriale mediamente a basso rischio clinico.
Il rischio clinico preoperatorio può essere inquadrato con un questionario quanto più semplice possibile, che ciascun operatore può costruire secondo le proprie esigenze.
La valutazione dovrebbe essere soprattutto rivolta alle comorbidità e dovrebbe prevedere un’accurata raccolta anamnestica familiare, personale (abuso di alcol, fumo, allergie, pregresse emotrasfusioni, particolari convinzioni religiose, ecc.) fisiologica e patologica, accompagnata da un esame obiettivo non solo angiologico. Dal punto di vista medico-legale si deve far firmare un consenso informato e la compilazione di questionari anamnestici avvallati dal medico di famiglia potrebbe aiutare nell’inquadramento del rischio clinico.
L’uso della classificazione ASA, intesa come classe di rischio clinico del paziente, è da sempre un elemento di utilizzo comune non solo in ambito anestesiologico, ma anche chirurgico. Va sottolineato che la maggior parte dei pazienti candidati a una chirurgia delle varici appartengono alle classi ASA 1 e 2.
Le patologie che richiedono maggiore attenzione sono quelle cardiovascolari e respiratorie.
Più importanti per il chirurgo angiologo sono le allergie e il tema, poco considerato ma di crescente importanza, del consumo di prodotti omeopatici e integratori che possono interagire con i farmaci eventualmente assunti.
Meno importante di un tempo è l’età anagrafica. Di rilievo maggiore oggi per procedure di chirurgia ambulatoriale
con dimissione immediata sono la capacità funzionale e il livello di autonomia del paziente, oltre alla possibilità di ricevere assistenza nel periodo immediatamente successivo all’intervento.