Bendaggio vs. laser: il contributo degli studi clinici Va ricordato che il paziente gestito con trattamento medico (bendaggio e medicazione), viene seguito tre volte alla settimana. In questo modo abbiamo la possibiltà, nel segmento interessato, di ridurre il reflusso e l’ipertensio-
ne venosa distrettuale. Con un trattamento medico ben condotto, di norma, l’ulcera può essere guarita. Ma nel medio-lungo periodo, i pazienti che hanno questo problema hanno un’alta incidenza di complicanze e di recidive dell’ulcera, soprattutto per effetto della scarsa accondiscendenza nell’indossare la calza elastica o nel mantenere l’idratazione cutanea. Gli studi randomizzati hanno mostrato che, rispetto al solo trattamento con elastocompressione e medicazione, il trattamento precoce dei reflussi safenici con tecniche endovascolari accelera la guarigione dell’ulcera stessa (studio EVRA, si veda il box in questa pagina), mentre l’abolizione del reflusso safenico ottenuto con chirurgia tradizionale riduce il tasso di recidiva dell’ulcera (studio ESCHAR, box in questa pagina). Da questi studi la decisione di trattare il più precocemente possibile il reflusso delle safene e delle perforanti con laser endovenoso ELVeS, con l’obiettivo di ridurre il tempo del trattamento medico e di accelerare la guarigione dell’ulcera stessa. Contemporaneamente, andremo a prevenire in modo più efficace la recidiva dell’ulcera, rispetto anche all’uso permanente della calza elastica, molto spesso omessa dai pazienti.
Come ridurre le “recidive” safeniche? Una premessa doverosa su questo argomento è che il termine recidiva safenica è improprio, perché chiaramente se la safena è stata rimossa non ci può essere recidiva. Il termine più corretto è ripresa di patologia. La recidiva safenica si avrà solo per un errore tecnico nell’intervento laser. A ogni modo, alla base di ogni intervento deve esserci uno studio flebologico più che accurato, associato a un’adeguata preparazione del chirurgo. Va da sé che l’uso del laser è enormemente più semplice rispetto alla chirurgia tradizionale e questo può indurre un ingannevole senso di sicurezza. Nella realtà esiste un’enorme variabilità nella capacità di uso del laser nei centri ospedalieri, varietà che ha influenzato anche la stesura delle attuali linee guida. Altri elementi fondamentali per evitare le recidive – o la ripresa di malattia che dir si voglia – sono un gesto tecnico preciso e mirato al trattamento di uno o più punti di fuga e un follow-up adeguato. Un punto cardine, infine, è chiarire al paziente che la malattia venosa è cronica e non può essere risolta definitivamente dalla chirurgia della safena.
Vantaggi della termoablazione laser Il vantaggio enorme del laser rispetto alla chirurgia tradizionale è la mininvasività. Se il confronto del laser è con con la scleromousse, gli studi e le linee guida indicano che la differenza non è significativa. Ma nella nostra esperienza, l’ecosclerosi, tende nel tempo a ricanalizzare con più frequenza rispetto a un trattamento con il laser. In altre parole, il laser è definitivo, oltre a essere molto ben tollerato dai pazienti, che hanno la percezione di essere di fronte a un intervento molto più semplice, rasserenante e totalmente ambulatoriale: da qui l’inutilità di esami preoperatori. La scleroterapia continua a essere vantaggiosa nel distretto sotto-genuale, dove possono manifestarsi problemi come le dermatopatie da stasi. In definitiva, quindi, la tecnica di elezione è la termoablazione laser per la coscia e fino al terzo prossimale di gamba, mentre al di sotto è consigliabile intervenire con la scleromousse. Quest’ultima è indicata anche in pazienti che presentino ulcere molto vaste, oppure in pazienti obesi o gravemente obesi già sottoposti a terapia chirurgica. Va sottolineato che spesso quella che viene giudicata come una crossectomia mal eseguita risponde a una necessità di scarico di vasi della parete addominale. Lo sviluppo di circoli collaterali nella zona crurale che ne deriva, può creare un quadro non esclusivamente trattabile con il laser. Anche in questi casi, la soluzione ottimale è abbinare la scleromousse per i cavernomi con la termoablazione laser nei punti in cui questi confluiscono in un ramo unico.
Timing e controindicazioni Come già accennato, il paziente con ulcere afferisce direttamente all’ambulatorio di wound care, e in seguito è indirizzato, in tempi brevissimi, alla chirurgia flebologica. Solo le comorbilità possono influenzare il timing del trattamento, tenuto conto che spesso arrivano alla nostra attenzione quadri clinici molto complessi. Nel caso si manifestino infezioni importanti, il paziente viene inviato per una valutazione preliminare all’infettivologo, che può decidere di procedere con un tampone colturale e terapia antibiotica mirata per via sistemica, se necessario anche endovenosa. Già così si ottiene una riduzione del 50% dell’area della lesione. L’obiettivo è avere un abbattimento della carica batterica pre-intervento laser. In sintesi, il paziente deve arrivare al chirurgo con un letto di ferita pronto, senza necrosi o infezioni; comunque, per sicurezza, si effettuerà un tampone anche dopo l’intervento. La mobilizzazione del paziente sarà immediata.